Visioni/ Non buttiamoci giù

Cosa ti aspetti da un monologo? A pensar male il rischio noia è la prima variabile in cui puoi incappare. Poco prima di entrare in sala al Teatro Libero di Milano per assistere alla piece "Non buttiamoci giù" il dubbio c'era. Sul palco un solo attore, neanche troppo popolare: Luciano Roman. Sono bastati 5 minuti, neanche, per assopire ogni timore.

Luciano Roman si cala con ecletticità nelle vicissitudini di quattro personaggi apparentemente agli antipodi eppur uniti dal desiderio comune di farsi fuori, buttandosi da un tetto la sera di Capodanno. E' questo il terreno, del palazzo chiamato “La casa dei suicidi”, che letteralmente unisce le solitudini dei quattro tipi umani. C'è Martino, rampante presentatore tv sputtanato da uno scandalo sessuale con una minorenne; c'è  Maria, cinquantenne bresciana, madre sola e dis-graziata di un figlio cerebroleso che ama e odia con tutta se stessa; c'è Jessica diciottenne inquieta mollata dal fidanzato, insieme sfrontata e trafitta dalla vita a causa della scomparsa della sorella e infine c'è un trentenne friuliano di Gorizia che consegna pizze il 31 dicembre invece di essere il musicista ricco e famoso che sognerebbe.

Roman si dimena in balli catartici attraverso i quali entra ed esce dai personaggi, si lamenta, inveisce, urla, spaziando nello spettro delle emozioni, suscitando nella piccola platea dal riso alla commozione, raccontando le storie o meglio le disavventure dei protagonisti con poche mosse studiate, accenti caratterizzanti che fanno sì che tu sul palco veda veramente i quattro tipi umani. Ex attore di soap opera, Roman è inoltre forte di quegli aneddoti che circondano il mondo degli attori di telenovelas che gli fanno portare sul palco i dettagli realistici che rivivono nel personaggio di Martino, uomo famoso della tv.
I quattro se ne dicono di tutti i colori, incontrandosi e scontrandosi, e così impedendosi l'un l'altro di suicidarsi grazie a una comunicazione nuova che rompe il velo delle maschere a cui tutti siamo inconsapevolmente legati e spesso sottomessi. Il titolo che sembra fatto apposta per questi tempi difficili viene dall'omonimo romanzo del londinese Nick Hornby, a cui lo spettacolo è ispirato.
Emozione è quello che proverai. La spettatrice seduta di fianco a me in prima fila ha tirato su con il naso più volte di fronte alla storia di Maria, a riprova che "nel teatro si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita", come disse Eduardo De Filippo.

L'ultima replica è stasera 3 ottobre, ore 21, e non da poco, i biglietti di questo teatro milanese in soffitta sono ancora democratici.

Info: Teatro Libero
Via Savona, 10
Milano



Di Maria Teresa Melodia
mariateresa.melodia@gmail.com

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