Mi scappa da...ridere

 

Ma i giovani chi se li fila? Intendo, veramente. Non quando sono una "questione", non quando diventano un sostantivo da appiccicare a un'etichetta "giornalistica" ( cervelli in fuga, bamboccioni, generazione tradita, neet, precari &co.), non quando fanno audience o fanno vendere copie, non quando diventano una categoria mediatica o "merceologica", non quando diventano un'argomentazione elettorale, non quando fanno parte del parentame. Non quando diventano un pubblico su cui puntare il dito. Non quando i tg rinfrescano i vecchi servizi su quanto i giovani siano ignoranti e via con la lunga sfilza dei luoghi comuni sulla categoria. Non quando scatta il discorso di fine d'anno.
Siamo sinceri e meno patetici. Questo Paese non ha voglia di far spazio ai giovani, nè di metterli al centro della discussione vera. Non vuole accorgersi di loro. Non ora. C'è tempo e non è questo. I pretesti per spostare la luce su altre questioni si ripetono quotidianamente. Se questo Paese volesse davvero accorgersi dei cosiddetti ggggiovani ri-partirebbe da una riforma del mercato del lavoro ovvero una riforma delle tipologie contrattuali vigenti ( una proposta è quella di Tito Boeri: il contratto unico di inserimento, di cui Boeri mi aveva parlato lo scorso gennaio 2010 per lo speciale di Campus) e del sistema previdenziale italiano. E invece leggo tanta fuffa, come questa.

 
Di Maria Teresa Melodia
mariateresa.melodia@gmail.com

Commenti

immobilefermo ha detto…
in un paese di vecchi gestito da vecchi, i giovani chi se li fila?